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Rinascimento visto da Sud

Matera, l’Italia meridionale e il Mediterraneo tra ’400 e ’500

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Il grande progetto espositivo che si svolgerà dal 18 aprile al 19 agosto 2019 nel Museo di Palazzo Lanfranchi a Matera, intende ricostruire attraverso un nuovo racconto visivo fatto di rare e preziose opere d’arte, ma anche di oggetti e documenti storici di forte impatto, la fioritura artistica e culturale avvenuta nell’Italia meridionale nel secolo a cavallo tra la metà del Quattrocento e la metà del Cinquecento in relazione con il più ampio contesto del Mediterraneo.

La mostra che prevede naturalmente un focus particolare su Matera e la Basilicata, sarà integrata e arricchita da speciali percorsi di conoscenza e valorizzazione delle opere d’arte tardogotiche e rinascimentali disseminate nel territorio regionale, inamovibili per tipologia o per dimensioni. In tali percorsi saranno considerati i principali affreschi locali del tempo, ad esempio quelli di San Donato a Ripacandida, quelli della chiesa rupestre di Santa Barbara a Matera e quelli della Trinità di Miglionico, ma anche i grandi polittici come quello di Cima da Conegliano sempre a Miglionico, che testimonia, insieme alla straordinaria scultura raffigurante Sant’Eufemia del Duomo di Montepeloso oggi Irsina, l’attenzione locale alla cultura veneta; oppure le opere realizzate nei primi decenni del cinquecento da Giovanni Luce o Francesco da Tolentino a Pietrapertosa o, infine, i numerosi polittici eseguiti per i paesi lucani (Senise, San Chirico Raparo, Salandra, Stigliano etc), da Simone da Firenze, prolifico pittore-emigrante che nella Basilicata interna trovò una committenza pienamente soddisfatta del suo linguaggio “moderno", che guardava ai maestri toscani della fine del secolo precedente. I percorsi di valorizzazione territoriale coinvolgeranno anche la vicina Puglia, dove non si potranno dimenticare, ad esempio, gli affreschi della chiesa di Santa Caterina a Galatina o quelli di Santo Stefano a Soleto.
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L’idea innovativa che guida il progetto scientifico della mostra, che si vuole rivolgere a un pubblico internazionale e non specialista e che è realizzata grazie alla collaborazione dei più importanti studiosi dei linguaggi artistici, della storia e della cultura rinascimentali, è quella di rovesciare il punto di vista tradizionale su questo ampio e importante periodo della storia europea, nell’ambito di un’articolata rilettura interdisciplinare, attenta alla dialettica tra “centro e periferia”.

Una rilettura che avvicini in modo stimolante testimonianze culturali e scientifiche diverse (dipinti, sculture, miniature, medaglie, oreficerie, arazzi, tessuti, maioliche, libri e stampe ma anche oggetti preziosi, carte geografiche, portolani, strumenti di navigazione etc) mettendo a fuoco una storia diversa da quella sviluppata nelle grandi capitali del centro e del nord, come Firenze, Milano, Venezia, Roma, seppur continuamente interconnessa agli eventi e ai linguaggi che caratterizzarono queste capitali.

Una storia meridiana, fatta di contaminazioni culturali e scambi intensissimi avvenuti tra le sponde del mar Mediterraneo, in quel secolo speciale durante il quale si è ‘allargato’ il mondo, come si intende documentare visivamente grazie all’ausilio di grandi “mappa mundi” e atlanti del tempo, che accompagneranno il percorso della mostra, che sarà contraddistinta da un allestimento di forte impatto, in grado di far dialogare in modo sorprendente le opere d’arte con i molteplici e inconsueti ‘documenti’, che costituiranno il filo rosso della mostra. Una storia che dia anche conto, oggi che il Mare Nostrum è tragicamente al centro dell’attenzione, della mutazione dell’idea di Mediterraneo nella mentalità dei popoli che vi si affacciavano, tra la caduta di Costantinopoli e il definitivo assetto della struttura geopolitica delle sue sponde. Di come e quanto questo spazio equoreo sia stato percepito come esiguo, facilmente percorribile e passibile di continui rapporti, ma sia stato anche avvertito come vasto, irrelato e ostile.
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